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Riflessioni sulla II DOMENICA DI QUARESIMA
a cura di don Fabrizio Borrello
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La seconda tappa del cammino quaresimale, ogni anno, chiede di confrontarci con l'esperienza della Trasfigurazione del Signore.
Se nel cammino della fede è imprescindibile il primo passo a cui la liturgia di domenica scorsa ci ha portato, ossia saper fare "deserto" nella propria vita sull'esempio e con Gesù, altrettanto importante è questo ulteriore passaggio: saper "trasfigurare" il nostro presente, la nostra vita per sapervi scorgere la presenza straordinaria e illuminante di Dio.
Deserto, interiorità e ascolto, le tre fondamentali dimensioni della quaresima sono necessarie proprio per imparare a riconoscere la presenza di Gesù dentro le pieghe della vita quotidiana. Come il deserto a cui "lo Spirito" ci conduce, anche la capacità di trasfigurare pertanto è un dono che ci viene fatto da Dio.
È necessario pertanto metterci nei panni di Pietro, Giacomo e Giovanni e seguire i passi che vengono loro indicati da Gesù.
- Innanzitutto è fondamentale lasciarsi "prendere da Gesù con sé". Ciò ovviamente comporta non solo subire il fascino della personalità del Maestro, ma investire tempo, risorse e spazi in quello che propone alla vita e alla storia. Un vero cristiano è preso emotivamente, spiritualmente da Cristo e fa di Lui una presenza significativa e concreta nella propria vita.
- Il frequentare Gesù, lo stare con Lui e il farne una presenza concreta portano a raggiungere il "monte alto", che nella Bibbia significa "il luogo della manifestazione di Dio". La quaresima ci ricorda che solo stando insieme a Gesù ci è consentito di vedere la presenza di Dio e salire alle sue altezze. La familiarità con Gesù allora è familiarità con Dio, convivere con Gesù vuol dire convivere con Dio e abituarsi a Gesù vuol dire abituarsi a Dio.
- Solo lo "stare con Gesù e il camminare con Lui" quindi aprono al "miracolo" della trasfigurazione, che non è solo vedere in Lui e nella sua umanità i segni gloriosi di Dio, ma imparare a trasfigurare la realtà di ogni giorno e gli eventi che in essa accadono, scorgendo in essi sempre e comunque la presenza del Dio amore.
Ancora una volta la risposta ci viene come "dono" dalla voce del Padre: "ascoltatelo".
Quasi come una "goccia cinese" l'invito all'ascolto è la costante che racchiude dentro di sé il segreto della fede.
È nell'ascolto che si realizza l'accoglienza del dono di Dio: nell'ascolto siamo "presi con Lui", nell'ascolto saliamo sul "monte alto" e, ancora, è l'ascolto ad aprirci alla visione di Dio e della sua gloria.